… già splendevano le luci del sabato …

 

Ci siamo. Si avvicina la settimana santa. Prima la domenica delle Palme o di passione, poi giovedì, venerdì, sabato santo e poi la domenica di Pasqua.

E le nostre riflessioni, spero, si addensano. Sono giorni in cui la Chiesa ci dà modo, tramite l’anno liturgico di meditare più a fondo. Sulle cose ultime. Quelle vere. Quelle che contano. Perché sulla altre aleggia ogni giorno la domanda di Gesù: Stolto, questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita. E quello che hai preparato di chi sarà? (Lc 12, 20)

Sulle altre domande brilla invece la luce di Pasqua: chi sono, da dove vengo, perché il dolore e la morte, dove vado dopo ….. dove sono i miei cari….

E allora riflettiamo:

Gesù era stato per molti un grande profeta in opere e parole. Così lo descrivono i due di Emmaus all’ “ignaro passante”. Avevano riposto la speranza in lui. Ognuno di noi, siamo umani!!!, ha delle figure di riferimento che gli illuminano la vita: la mamma, il papà, un padre spirituale, il coniuge, un amico …. . abbiamo molte persone intorno, ma dentro di noi sappiamo che se tutto crollasse su una possiamo contare. Prima di tutto ce ne è una, poi gli altri. Distanti. Così era per gli apostoli (12 poi 11), i discepoli e tutti gli altri. “Noi che abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito” diranno. Avevano lui solo. E nulla gli mancava. Mangiavano, bevevano, vedevano miracoli, facevano a loro volta miracoli, scacciavano i demòni, ….. si sentivano a posto. “Quando vi ho mandato senza borsa… vi è forse mancato qualcosa? Nulla”. Era per loro un pilastro. Un punto di riferimento sicuro. Quello che, può sembrare strano per noi occidentali di oggi, gli ebrei chiamavano “amen”. Un punto fermo, come il faro per i marinai.

Quando Gesù comincia a dire: “il Figlio dell’uomo deve soffrire, morire etc.” non possono, e non vogliono crederci. Impossibile. Non può succedere. Come un bambino non vuol sentir parlare della morte dei genitori. Ma succede. Gesù viene ucciso. Come sappiamo.

E allora ripartiamo da queste persone sconsolate che tornano dal sepolcro “nuovo, dove nessuno vi era stato mai sepolto” come l’asino della domenica delle Palme sul quale “nessuno vi era mai salito.” Gesù è sempre un apripista. Ritornano sconsolati. Come si torna da qualsiasi funerale. Con delle differenze marcate da subito. Tutte le persone che ti dicono: “non ti lasceremo solo”, “ti staremo vicino”, già al viaggio di ritorno cominciano a salutarsi tra loro a chiedere dei figli, che classe fanno, delle nonne etc. Mentre i più prossimi, quelli che c’han creduto davvero restano soli. E tristi. Tristissimi. Con una domanda nel cuore che non trova risposta: “e adesso?”. La mente, come il fisico che un secondo dopo una ferita comincia a lavorare per rimarginarla, cerca scappatoie. Visite al cimitero tutti i giorni, foto ovunque, rendere sacri certi posti (vedi i cippi nei luoghi di incidenti stradali), certe abitudini, certe cose …… il primo obiettivo è: conservare!

Ma col tempo le foto sbiadiscono e tutto diventa triste e ti accorgi che per riempire un vuoto nel cuore non bastano i filmini o le foto, anzi. Ti riportano alla mente (perché su questa terra il tempo è kronos: c’è un passato, un presente, ed un futuro) cose che era belle ed ora ti mettono tristezza. Peggio ancora per le grandi feste come Pasqua o Natale. Così han pensato le donne, e gli uomini, nel tornare dal sepolcro. Domani andiamo ad ungere il corpo. A rendere onore. In pochi. Perché per la legge Gesù era un delinquente allora meglio non mostrarsi complici, non si sa mai. Pochi e tristi. I due andavano verso Emmaus col volto triste. …..

Era la vigilia di Pasqua. All’alba del sabato. Splendevano le prime luci.

Poi un giorno in apnea. Il giorno dopo i funerali è apnea. Troppo tardi per fare certe cose, troppo presto per farne delle altre. Domani passeremo a pagare l’impresa, domani faremo questo e quello…..

E arriva il domani. All’alba del primo giorno.

Andiamo al cimitero per riempire il vuoto con le nostre tradizioni.

Ma dal cimitero arriva una risposta precisa: non è qui!!!! È risorto.

È sempre lui, ma non uguale a prima.

Seguiamo sempre le domande dei due di Emmaus che sono le nostre: “solo tu sei così forestiero!”. Gesù non vuol sapere le cose di prima. Adesso c’è la vita nuova. “Non sono un fantasma.” Non possiamo pensare ai nostri cari come erano prima, fare le cose che gli piacevano, andare dove volevano. Non ricordate più le cose passate faccio una cosa nuova.

Gesù è nuovo. E tutti i nostri punti di riferimento sono nuovi. Perché sono con Lui. Non cerchiamo più tra i morti. E allora l’aiuto ci verrà da Gesù. Solo da Lui, risorto può arrivare l’aiuto.

E chi ci ha preceduto sta con Lui. Se noi stiamo con Lui stiamo con loro. Altro non c’è.

Un racconto:

un bambino non aveva mai visto le ciliegie, al mercato gliene regalano una. La conservava gelosamente. Bellissima. Rossa. Comincia a diventare vecchia. Ma non voleva mangiarla. Alla fine diventa nera. Prima brutta, poi secca. Ma non voleva buttarla, era la sua ciliegia. La appoggia in casa e vi ritrova solo il nocciolo. Marrone. “Questo sì, non può seccarsi lo terrò con me!”. Un giorno, nel giocare in giardino, perde il suo nocciolo. Lo cerca in lungo ed in largo senza risultato. Torna a casa. Piange pensando al nocciolo, ma soprattutto alla ciliegia. Gli regalano un libro sulle ciliegie e scopre che avrebbe potuto conservarla: in frigo, sciroppata, sotto spirito ….. che tristezza.

Ogni giorno a sfogliare il libro ed a piangere. Finché, guardando fuori nota che, dove poteva essergli caduto il nocciolo era spuntata una pianticella. Corre a consultare il libro ed ha la conferma: è un ciliegio. Questo è il mio ciliegio. Comincia a crescere …………………………….

Ed ecco meravigliosamente le prime ciliegie, piccole, verdi, poi gialle, poi rosse, ma non le “mie” ciliegie. Sono così tante che posso donarle a tutti. Il mio è diventato di tutti. Per tutti. Non serve più il libro, il frigo, ….. ogni anno ci sono centinaia di fiori bianchi che poi diventano meravigliosi frutti rossi …………

Così è per noi.

La Pasqua è un passaggio tra il prima ed il dopo, ma anche un ponte che unisce per sempre queste due cose in modo nuovo. E ci dà forza, se la cerchiamo in modo nuovo di essere quel che dobbiamo essere. Nella Pasqua incontriamo il nuovo volto di Cristo ed il nuovo volto dei nostri cari. Ci sono. Per sempre. Perché dalla terra al cielo il tempo da kronos (secondi, minuti, ore, giorni ….) diventa kairos (i bei momenti, il momento giusto, il tempo bello, il tempo opportuno).

Anche al Gesù risorto diranno: “Resta con noi, si fa sera”.

La risposta è per noi: avrete forza dall’alto.

Scusate la noia.

Buona Pasqua.

Con tutto il cuore. I cardiologi dello sport mi dicono che è tosto. J

 

Pasqua 2016

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