Gesù 19 – “PERCHÉ?”
Giobbe
È il capolavoro dei libri sapienziali.
Scritto probabilmente nel VI-V sec. a.C. (sicuramente conosce Geremia e sicuramente prima del III sec.
Parte è scritto in prosa e parte in poesia.
Cerca la risposta delle risposte: perché il dolore innocente?
Avrà risposte per credere fermamente nel mistero di Dio, ma non verrà risposto alla domanda “Perché?” – questa domanda è una sfida e non è lecito porla a Dio.
Di certo la teoria della retribuzione viene scardinata, per sempre.
Si vedano gli insegnamenti di Gesù.
DOMANDONA MIA
Se Giobbe è un romanzo: quali riflessioni sofferte possono aver ispirato l’autore???
Vediamo.
Spesso la vita (leggi della natura) punisce i comportamenti sbagliati e premia quelli giusti.
Quando ciò non avviene una autorità pubblica dovrebbe ristabilire la giustizia.
Questa teoria anima anche il libro di Giobbe (all’inizio); Giobbe sostiene dolori e sofferenze, ma la più grande sofferenza rimane l’incomprensibilità della situazione.
E NOI?
Le sofferenze iniziali testimoniano l’integrità di Giobbe. Perché, nonostante sia giusto, soffre?
Gli amici applicano la teoria della retribuzione: se Giobbe soffre è perché ha peccato. Se soffre molto è perché ha molti peccati. LA COLPA È DI GIOBBE.
Giobbe applica la stessa teoria rovesciandola: lui è giusto, LA COLPA È DI DIO. É Lui che ha creato tutto e tutto comanda. Dio sembra non è giusto. Ma la fede di Giobbe gli dice che Dio è giusto.
Allora?
Giobbe è in crisi.
Ma l’intervento di Dio non verte sulla giustizia, ma sulla sapienza: Dio è maestro di sapienza. Attraverso domande Dio, come maestro di sapienza, conduce Giobbe alla conclusione che non tutto può essere conosciuto da Dio. Il dolore non è solo sofferenza, ma porta con sé un mistero.
Teodicea
Dio è:
Buono?
Onnipotente?
Interessato alla vita di un singolo uomo?
Problema divenuto pregnante dopo la shoa.
La fede di Giobbe è disinteressata?
Questo insinua satana (solo da questo periodo divenuto nella scrittura un nome proprio!). Dio accetta la sfida. Giobbe ha una fede incrollabile. Pur non avendo la concezione della ricompensa oltre la morte.
E NOI?
La sofferenza di Giobbe deriva dal tormento: la mia pietà perché non è ricompensata?
Per questo interroga Dio. Fa domande a Dio come un uomo di fede.
Santa Teresa d’Avila: “Non mi meraviglio che tu abbia così pochi amici!”
Quale Dio?
Per Giobbe;
Onnipotente e oppressivo quando è vicino, indifferente quando è lontano.
Per gli amici: un giudice implacabile.
Ma la voce di Dio smentisce sempre.
DIO È ALTRO!
Trascendente, ma di tutti si prende cura.
Guida, non condanna.
Giobbe chiama Dio: giudice, testimone ed infine redentore!
Per questo chiede una risposta!
Ci sono due Giobbe?
Il libro è diviso in due parti:
prosa (apertura e conclusione)
poesia (lunga parte centrale).
Evidenziano un “Giobbe paziente” e un Giobbe ribelle”.
E NOI?
Ma i due Giobbe si toccano. Giobbe è uno.
Sofferenza è scommessa di Dio sull’uomo.
Dio vuol dimostrare che la fede di Giobbe è pura e non interessata.
Per glia amici la sofferenza è:
- Conseguenza della colpa umana;
- Intrinseca alla creaturalità;
- Educazione e disciplina divina;
- Prova per l’uomo pio.
Questi discorsi sono rigettati da Dio.
Giobbe viene condotto da Dio a lasciare la falsa idea di se stesso e, guardando anche la natura, ad arrivare a Dio!
ALL’UNICA COSA CHE CONTA.
Amen