I PROFONDI SCAVI ………..

(riflessioni di una notte di luglio con una meravigliosa luna)

 

 … un uomo che, costruendo una casa, ha scavato molto profondo e ha posto le fondamenta sopra la roccia (Lc 6, 48)

 

Non c’è altra opera. Non c’è altra missione. La nostra vita intera è dedicata alla costruzione di quell’edificio che è la nostra persona, che siamo noi stessi. Ho dedicato la mia vita ai ragazzi e so bene quanto sacrificio richiede costruirsi la propria identità, la propria persona.

 

La casa siamo noi. Adesso ognuno di noi avrebbe il desiderio di costruirsi sulla roccia. Nessuno vuol fare il delinquente, nessuno vuol fare il drogato, nessuno vuol buttarsi via. Spesso tutto capita per aver costruito sul terreno sbagliato.

 

Ma, per fortuna, nella vita c’è sempre tempo per fare restauri e riparazioni, palificazioni e consolidamenti delle fondamenta. Oh! Sia chiaro, niente si cancella. Tutto va restaurato, tutto va migliorato, ma il nostro vissuto sta là.

 

Adesso la nostra vita è come una serie di villette a schiera e non come un grattacielo. Infatti il grattacielo ha solo un fondamento, fatto una volta per tutte, poi viene il sotterraneo, poi il piano terra e via fino al tetto: alla fine si può fare solo il tetto. Le fondamenta non possono essere toccate. La nostra vita ha delle fondamenta, poi c’è un piccolo sotterraneo, poi piano terra e via fino al tetto, ma poi si ricomincia accanto con un nuovo stralcio: e di nuovo le fondamenta ………

 

Finché la nostra persona è una sorta di piccolo agglomerato.

Il tutto, poi, deve assumere una sua omogeneità, pena la disgregazione del mio io e la schizofrenia.

 

Uno stralcio può essere di un giorno, un altro di un mese, uno di dieci anni a seconda di come la vita mi si presenta. Uno può fallire ai garages e un altro crescere spedito fino al cielo……

 

Uno riguarda il lavoro, uno i rapporti sentimentali, uno coi parenti, uno il tempo libero …….

E Dio? Dio ha un fabbricato per Lui, diretto che è la vita di preghiera. Ma poi abita diluito in tutti gli altri e li rende belli anche se l’intonaco non è un gran che o se le luci non vanno.

 

L’importante è che io mi renda conto delle cose importanti:

ogni fabbricato ha i suoi piani belli e quelli meno belli;

ha un garage pieno di cose che sembrano inutili ed un salone d’onore;

i piani che mi sembrano meno belli sono proprio quelli migliori. Se tolgo il piano terra anche il secondo crolla perché si appoggia su questo. Non solo: la confusione che regna nel sottoscala, mi permette di tenere il salone in ordine. Non solo: alla fine la stanza da stiro è la più che mi da libertà: posso starci in mutande, senza scarpe etc……..

 

 

Parliamo allora in questa riflessione del gettare le fondamenta dei vari edifici.

 

C’è n requisito assolutamente necessario: per costruire sulla roccia, dice il Vangelo, ma è pure logico, occorre scavare molto profondo.

 

Fermiamoci su questo.

 

Come, dove e cosa vuol dire “scavare”?

Il terreno da scavare è la nostra interiorità.

Occorre che ciascuno di noi scavi dentro se stesso più possibile.

E, come i geologi, che prima sondano il terreno, anche noi dobbiamo domandare molte cose al nostro “io”.

 

I difetti della nostra persona, sono come l’umidità per una casa: sembra che venga dal tetto e invece viene proprio da sotto……………

 

Le nostre tristezze, i nostri dolori, i nostri sbandamenti …. vengono da dentro di noi.

Tutto viene da dentro di noi.

 

Se abbiamo il sole dentro di noi allora tutto è luce.

 

E non parlo solo del sole di Dio, ma anche delle giuste convinzioni del mio “io”.

 

Se vivo le cose col giusto sguardo allora tutto sarà per me un bene.

 

Senza i miei dolori e le mie tristezze non sarei io.

Se vado a cercare delle cose da fuori che, almeno mi sembra, possano farmi felice è perché ho, dentro il mio intimo delle carenze.

E allora se sono attratto dai sogni, dalle ebbrezze dovrò chiedermi che cosa mi manca di dentro.

 

Un atomo forma una molecola con un altro atomo, solo se è carente di elettroni. Allora va a cercare……..

 

Certo gli eventi possono indebolire la mia intimità, ma se mi abituo a stare con me stesso ed a conoscermi allora troverò dentro di me le mie consolazioni. E niente potrà scalfirmi.

 

Se, invece, come la vita mi presenta una carenza comincio a volare per cercare chissà dove, allora corro il rischio di divenire un mendicante d’amore. Chiederò amore al primo che capita, mi sembrerà bellissimo, ma in realtà sarà solo per un po’. Poi diverrà noioso, se il mio io non è in pace con se stesso.

 

La ricerca allora di una vita è il rapporto d’amore con se stessi.

Amo me stesso?

 

Se non amo me stesso divengo un mendicante d’amore, ed anche i rapporti con le altre persone risentiranno di questa mia precarietà interiore. Non darò amore agli altri, ma solo leggerezza. Mi sembrerà di ricevere amore ed invece riceverò solo leggerezza……. che al mattino fiorisce, ma alla sera dissecca. Il sogno svanisce come accendo la luce. Per mantenerlo devo restare al buio …. che tristezza!

 

Accettiamo allora la sfida di amare se stessi.

Come fare? Occorre conoscersi a fondo, ogni giorno più a fondo.

Per conoscerci c’è un sistema solo: interrogarci!

Di fronte a qualsiasi situazione la vita mi presenti occorre che mi faccia mille domande.

A patto che: non mi nasconda niente; anche le domande più scomode e vergognose vengano fuori…..

 

Faccio questo, oppure desidererei questo: come mai? Cosa mi succede? Cosa mi manca?

 

Ho desideri assurdi, idee strane: come mai? Cosa mi succede? Da dove nascono? Quando sono iniziate? Come sono iniziate?

 

Non è un cammino di perfezione, ma un guardarci dentro. E piano piano ci darà una gioia infinita.

 

La cose della nostra vita cambieranno?

No!

Cambierà il nostro rapporto con le cose stesse e quindi le vedremo diverse.

In fondo la realtà, per noi, è come noi la vediamo.

 

Passiva accettazione? Per niente.

Solo giusto approccio con la vita.

Tutto contribuisce a costruire la nostra casa interiore.

Il bene, ma soprattutto il sacrificio ed il dolore costruiscono ….. e alla fine ci danno gioia…..

 

È durissimo, ma va visto. Altro non c’è.

 

Per far questo occorre, come dicevo, farsi domande, anzi diventare noi stessi una domanda.

 

E Dio in tutto questo? È presente più che mai. Presente in tutte le nostre domande.

Forse Dio stesso è una domanda.

 

In alto i cuori.

Pace e Bene.

Marcello