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ORDINE FRANCESCANO SECOLARE

Fraternità di Castel del Piano

 

 

Pax et Bonum

 

 

 

Santissime virtù tutte, il Signore vi salvi

Cammino per il rinnovo della Professione

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

                  Prudenza e Giustizia                                                                      Fortezza e Temperanza 

(Perugino, Collegio del Cambio, Perugia)

 

 

 

 

 

 

 

 … il santo Vero mai non tradir: né proferir mai verbo, che plauda al vizio, o la virtù derida ...

Dal carme “in morte di Carlo Imbonati” A. Manzoni

 

Marzo 2015

 

INTRODUZIONE COMUNE

 

O Dio vieni a salvarmi. Gloria al Padre.

 

Inno allo Spirito Santo

Vieni o Spirito Creatore, visita le nostre menti, riempi della tua grazia i cuori che hai creato. O dolce Consolatore, dono del Padre altissimo, acqua viva, fuoco, amore, santo crisma dell'anima. Dito della mano di Dio, promesso dal Salvatore, irradia i tuoi sette doni, suscita in noi la parola.  Sii luce all'intelletto, fiamma ardente nel cuore; sana le nostre ferite col balsamo del tuo amore.  Difendici dal nemico, reca in dono la pace, la tua guida invincibile ci preservi dal male.  Luce d'eterna sapienza, svelaci il grande mistero di Dio Padre e del Figlio uniti in un solo Amore. 

Amen.

 

Lodi delle Virtù

 

O regina sapienza, il Signore ti salvi con tua sorella, la pura e santa semplicità

Signora santa povertà, il Signore ti salvi con tua sorella, la santa umiltà

Signora santa carità, il Signore ti salvi con tua sorella, santa obbedienza

Santissime virtù tutte, il Signore vi salvi, dal quale procedete e venite.

Quasi non c'è uomo al mondo che possa avere per sé una sola di voi se prima non muore chi ne ha una e le altre non offende, le ha tutte, e chi ne offende una non ne ha alcuna e le offende tutte;
e ciascuna confonde i vizi e i peccati la santa sapienza confonde satana e tutte le sue insidie.

La pura e santa semplicità confonde ogni sapienza di questo mondo e la sapienza della carne.

La santa povertà confonde ogni cupidigia e avarizia e le preoccupazioni di questo mondo.

La santa umiltà confonde la superbia e tutti gli uomini di questo mondo e tutte le cose di questo

mondo.
La santa carità confonde tutte le diaboliche e mondane tentazioni e tutti i timori umani.

La santa obbedienza confonde tutte le volontà carnali e corporali e tiene il suo corpo mortificato, in obbedienza allo spirito e in obbedienza al proprio fratello, e rende l'uomo soggetto a tutti
gli uomini di questo mondo e non soltanto agli uomini ma anche agli animali, alle fiere, così che possono fare di lui quello che vogliono, in quanto sarà loro permesso dal Signore.

 

Viviamo gli incontri di preparazione al rinnovo della Professione con il clima della primavera.

Dove si incontrano insieme le “correnti” della catechesi e dell’ascolto con quelle della preghiera.

 

PRIMA TAPPA

 

Il concetto di “virtù” non è univoco, occorrerebbe partire, a monte dai concetti di “bene”, di “persona” etc.

Stiamo dentro la Chiesa:

 

sette virtù:

teologali: (Dio è l’origine, ma anche l’oggetto)

Fede, Speranza, Carità

 

cardinali: (l’oggetto è Dio, ma indirettamente)

Prudenza, Giustizia, Fortezza, Temperanza

 

 

PARTE TERZA - LA VITA IN CRISTO - SEZIONE PRIMA –

LA VOCAZIONE DELL'UOMO: LA VITA NELLO SPIRITO

CAPITOLO PRIMO - LA DIGNITÀ DELLA PERSONA UMANA

ARTICOLO 7 - LE VIRTU' 

 

1803 « Tutto quello che è vero, nobile, giusto, puro, amabile, onorato, quello che è virtù e merita lode, tutto questo sia oggetto dei vostri pensieri » (Fil 4,8).

La virtù è una disposizione abituale e ferma a fare il bene. Essa consente alla persona, non soltanto di compiere atti buoni, ma di dare il meglio di sé. Con tutte le proprie energie sensibili e spirituali la persona virtuosa tende verso il bene; lo ricerca e lo sceglie in azioni concrete:

« Il fine di una vita virtuosa consiste nel divenire simili a Dio ».

 

I. Le virtù umane 

1804 Le virtù umane sono attitudini ferme, disposizioni stabili, perfezioni abituali dell'intelligenza e della volontà che regolano i nostri atti, ordinano le nostre passioni e guidano la nostra condotta secondo la ragione e la fede. Esse procurano facilità, padronanza di sé e gioia per condurre una vita moralmente buona. L'uomo virtuoso è colui che liberamente pratica il bene.

Le virtù morali vengono acquisite umanamente. Sono i frutti e i germi di atti moralmente buoni; dispongono tutte le potenzialità dell'essere umano ad entrare in comunione con l'amore divino.

 

Il contrario della virtù è il vizio.

La virtù ha un duplice aspetto: dono di Dio e acquisizione dell’uomo.

Dono di Dio dallo Spirito Santo attraverso la grazia.

Acquisizione dell’uomo attraverso “allenamento” al bene. Preghiera, fede, opere.

 

Le virtù sono molte.

Riguardano tutti gli aspetti della nostra vita. Si raccolgono tutte dentro quattro “contenitori” che sono le virtù cardinali (da “cardine” perché fondamentali).

 

Vi sono virtù specifiche per ogni stato di vita.

 

Vi sono anche virtù specificamente francescane:

appartenenti a San Francesco, ma che i Francescani della storia hanno sempre tenuto come esempio e come luce

 

Dalle virtù derivano i frutti: gioia, libertà di annuncio, equilibrio con il creato.

Le virtù sono abiti. Le abbiamo addosso. Non basta l’emozione di un momento.

 

DOMANDA PRIMA: nella mia vita, pongo le pietre per un edificio stabile?

 

Davvero era giusto che quest’uomo beato apparisse insignito di questo privilegio singolare, giacché tutta la sua opera, pubblica e privata, aveva di mira la croce del Signore. Anche quella meravigliosa dolcezza, mansuetudine ed austerità di vita; quell’umiltà profonda, quell’obbedienza pronta, quella povertà esimia, quella castità illibata, quella amara contrizione di cuore, quel profluvio di lacrime, quella pietà appassionata, quello zelo ardente, quel desiderio di martirio, quell’eccesso di carità; insomma, quel patrimonio così vario di virtù cristiformi, che altro mostra in lui, se non un progressivo assimilarsi a Cristo e, per così dire, un predisporsi alle sue sacre stimmate? Per questa ragione, come tutta la sua vita, dalla conversione in poi, era stata abbellita dai misteri luminosi della Croce, cosi, alla fine, alla vista del Serafino sublime e dell’umile Crocifisso, egli fu tutto trasformato nell’immagine di colui che gli era apparso, mediante la forza di un fuoco deiformante. Così hanno testimoniato coloro che hanno veduto e hanno toccato con mano e hanno baciato: essi, giurando sul Vangelo, che così era stato e così avevano visto, ci hanno confermato in una più ricca certezza. (FF 1383 - Leggenda Minore di San Bonaventura) 

 

Francesco, immedesimato in certo modo nei suoi fratelli per l’ardente amore e il fervido zelo che aveva per la loro perfezione, spesso pensava tra sé quelle qualità e virtù di cui doveva essere ornato un autentico frate minore . E diceva che sarebbe buon frate minore colui che riunisse in sé la vita e le attitudini dei seguenti santi frati: la fede di Bernardo, che la ebbe perfetta insieme con l’amore della povertà; la semplicità e la purità di Leone, che rifulse veramente di santissima purità, la cortesia di Angelo, che fu il primo cavaliere entrato nell’Ordine e fu adorno di ogni gentilezza e bontà, l’aspetto attraente e il buon senso di Masseo, con il suo parlare bello e devoto; la mente elevata nella contemplazione che ebbe Egidio fino alla più alta perfezione; la virtuosa incessante orazione di Rufino, che pregava anche dormendo e in qualunque occupazione aveva incessantemente lo spirito unito al Signore; la pazienza di Ginepro, che giunse a uno stato di pazienza perfetto con la rinunzia alla propria volontà e con l’ardente desiderio d’imitare Cristo seguendo la via della croce; la robustezza fisica e spirituale di Giovanni delle Lodi, che a quel tempo sorpassò per vigoria tutti gli uomini; la carità di Ruggero, la cui vita e comportamento erano ardenti di amore, la santa inquietudine di Lucido, che, sempre all’erta, quasi non voleva dimorare in un luogo più di un mese, ma quando vi si stava affezionando, subito se ne allontanava, dicendo: Non abbiamo dimora stabile quaggiù, ma in cielo.        (FF 1782 – Dallo Specchio di Perfezione)

 

 

SECONDA TAPPA

 

Distinzione delle virtù cardinali

1805 Quattro virtù hanno funzione di « cardine ». Per questo sono dette « cardinali »; tutte le altre si raggruppano attorno ad esse. Sono: la prudenza, la giustizia, la fortezza e la temperanza. « Se uno ama la giustizia, le virtù sono il frutto delle sue fatiche. Essa insegna infatti la temperanza e la prudenza, la giustizia e la fortezza » (Sap 8,7). Sotto altri nomi, queste virtù sono lodate in molti passi della Scrittura.

1806 La prudenza è la virtù che dispone la ragione pratica a discernere in ogni circostanza il nostro vero bene e a scegliere i mezzi adeguati per compierlo. L'uomo « accorto controlla i suoi passi » (Prv 14,15). « Siate moderati e sobri per dedicarvi alla preghiera » (1 Pt 4,7). La prudenza è la « retta norma dell'azione », scrive san Tommaso sulla scia di Aristotele. Essa non si confonde con la timidezza o la paura, né con la doppiezza o la dissimulazione. È detta « auriga virtutum – cocchiere delle virtù »: essa dirige le altre virtù indicando loro regola e misura. È la prudenza che guida immediatamente il giudizio di coscienza. L'uomo prudente decide e ordina la propria condotta seguendo questo giudizio. Grazie alla virtù della prudenza applichiamo i principi morali ai casi particolari senza sbagliare e superiamo i dubbi sul bene da compiere e sul male da evitare.

1807 La giustizia è la virtù morale che consiste nella costante e ferma volontà di dare a Dio e al prossimo ciò che è loro dovuto. La giustizia verso Dio è chiamata « virtù di religione ». La giustizia verso gli uomini dispone a rispettare i diritti di ciascuno e a stabilire nelle relazioni umane l'armonia che promuove l'equità nei confronti delle persone e del bene comune. L'uomo giusto, di cui spesso si fa parola nei Libri Sacri, si distingue per l'abituale dirittura dei propri pensieri e per la rettitudine della propria condotta verso il prossimo. « Non tratterai con parzialità il povero, né userai preferenze verso il potente; ma giudicherai il tuo prossimo con giustizia » (Lv 19,15). « Voi, padroni, date ai vostri servi ciò che è giusto ed equo, sapendo che anche voi avete un padrone in cielo » (Col 4,1).

1808 La fortezza è la virtù morale che, nelle difficoltà, assicura la fermezza e la costanza nella ricerca del bene. Essa rafforza la decisione di resistere alle tentazioni e di superare gli ostacoli nella vita morale. La virtù della fortezza rende capaci di vincere la paura, perfino della morte, e di affrontare la prova e le persecuzioni. Dà il coraggio di giungere fino alla rinuncia e al sacrificio della propria vita per difendere una giusta causa. « Mia forza e mio canto è il Signore » (Sal 118,14). « Voi avrete tribolazione nel mondo, ma abbiate fiducia; io ho vinto il mondo » (Gv 16,33).

1809 La temperanza è la virtù morale che modera l'attrattiva dei piaceri e rende capaci di equilibrio nell'uso dei beni creati. Essa assicura il dominio della volontà sugli istinti e mantiene i desideri entro i limiti dell'onestà. La persona temperante orienta al bene i propri appetiti sensibili, conserva una sana discrezione, e non segue il proprio istinto e la propria forza assecondando i desideri del proprio cuore. La temperanza è spesso lodata nell'Antico Testamento: « Non seguire le passioni; poni un freno ai tuoi desideri » (Sir 18,30). Nel Nuovo Testamento è chiamata « moderazione » o « sobrietà ». Noi dobbiamo « vivere con sobrietà, giustizia e pietà in questo mondo » (Tt 2,12).

« Vivere bene altro non è che amare Dio con tutto il proprio cuore, con tutta la propria anima, e con tutto il proprio agire. Gli si dà (con la temperanza) un amore totale che nessuna sventura può far vacillare (e questo mette in evidenza la fortezza), un amore che obbedisce a lui solo (e questa è la giustizia), che vigila al fine di discernere ogni cosa, nel timore di lasciarsi sorprendere dall'astuzia e dalla menzogna (e questa è la prudenza) ».

 

Le virtù e la grazia

1810 Le virtù umane acquisite mediante l'educazione, mediante atti deliberati e una perseveranza sempre rinnovata nello sforzo, sono purificate ed elevate dalla grazia divina. Con l'aiuto di Dio forgiano il carattere e rendono spontanea la pratica del bene. L'uomo virtuoso è felice di praticare le virtù.

1811 Per l'uomo ferito dal peccato non è facile conservare l'equilibrio morale. Il dono della salvezza fattoci da Cristo ci dà la grazia necessaria per perseverare nella ricerca delle virtù. Ciascuno deve sempre implorare questa grazia di luce e di forza, ricorrere ai sacramenti, cooperare con lo Spirito Santo, seguire i suoi inviti ad amare il bene e a stare lontano dal male.

 

Solo per ricollegarci

 

II. Le virtù teologali

1812 Le virtù umane si radicano nelle virtù teologali, le quali rendono le facoltà dell'uomo idonee alla partecipazione alla natura divina. Le virtù teologali, infatti, si riferiscono direttamente a Dio. Esse dispongono i cristiani a vivere in relazione con la Santissima Trinità. Hanno come origine, causa ed oggetto Dio Uno e Trino.

1813 Le virtù teologali fondano, animano e caratterizzano l'agire morale del cristiano. Esse informano e vivificano tutte le virtù morali. Sono infuse da Dio nell'anima dei fedeli per renderli capaci di agire quali suoi figli e meritare la vita eterna. Sono il pegno della presenza e dell'azione dello Spirito Santo nelle facoltà dell'essere umano. Tre sono le virtù teologali: la fede, la speranza e la carità.

 

Le virtù Cardinali corrispondono a tutti i bisogni dell’anima.

a) Abbiamo prima di tutto bisogno di scegliere mezzi necessari od utili al conseguimento del fine soprannaturale: è l'ufficio della prudenza.

b) Dobbiamo pure rispettare i diritti altrui; ed è ciò che fa la giustizia.

c) A difendere la persona e i beni dai pericoli che ci minacciano, e farlo senza paura e senza violenza, ci occorre la fortezza.

d) Per servirsi dei beni di questo mondo e dei diletti senza oltrepassar la debita misura, ci è necessaria la temperanza.

La giustizia quindi regola le relazioni coi prossimo, la fortezza e la temperanza le relazioni con noi stessi, e la prudenza dirige le altre tre virtù.

 

la prudenza sorregge la solerzia, la previdenza, la docilità, la diligenza;

la giustizia promuove la religione, la gratitudine, l’obbedienza, la penitenza;

la fortezza sostiene la magnanimità, la magnificenza, la pazienza, la perseveranza;

la temperanza regola l’astinenza, la mitezza, l’umiltà, la castità.

 

Prudenza: si rivolge all’intelletto

Giustizia, fortezza, temperanza: si rivolgono alla volontà

 

La virtù che sembra meno evangelica è la fortezza.

Invece si può essere umili e forti, obbedienti e forti.

 

DOMANDA SECONDA: come essere virtuosi in un mondo virtuale?

 

[La Sapienza] ho amato e ricercato fin dalla mia giovinezza, ho cercato di prendermela come sposa, mi sono innamorato della sua bellezza. Essa manifesta la sua nobiltà, in comunione di vita con Dio, perché il Signore dell’universo l’ha amata. Essa infatti è iniziata alla scienza di Dio e sceglie le opere sue. Se la ricchezza è un bene desiderabile in vita, quale ricchezza è più grande della sapienza, la quale tutto produce? Se l’intelligenza opera, chi, tra gli esseri, è più artefice di essa?

Se uno ama la giustizia, le virtù sono il frutto delle sue fatiche. Essa insegna infatti la temperanza e la prudenza, la giustizia e la fortezza, delle quali nulla è più utile agli uomini nella vita. Se uno desidera anche un’esperienza molteplice, essa conosce le cose passate e intravede le future, conosce le sottigliezze dei discorsi e le soluzioni degli enigmi, pronostica segni e portenti, come anche le vicende dei tempi e delle epoche.                                                            (Sap 8, 2-8)

 

La sua potenza divina ci ha fatto dono di ogni bene per quanto riguarda la vita e la pietà, mediante la conoscenza di colui che ci ha chiamati con la sua gloria e potenza. Con queste ci ha donato i beni grandissimi e preziosi che erano stati promessi, perché diventaste per loro mezzo partecipi della natura divina, essendo sfuggiti alla corruzione che è nel mondo a causa della concupiscenza. Per questo mettete ogni impegno per aggiungere alla vostra fede la virtù, alla virtù la conoscenza, alla conoscenza la temperanza, alla temperanza la pazienza, alla pazienza la pietà, alla pietà l’amore fraterno, all’amore fraterno la carità. Se queste cose si trovano in abbondanza in voi, non vi lasceranno oziosi né senza frutto per la conoscenza del Signore nostro Gesù Cristo. Chi invece non ha queste cose è cieco e miope, dimentico di essere stato purificato dai suoi antichi peccati. Quindi, fratelli, cercate di render sempre più sicura la vostra vocazione e la vostra elezione. Se farete questo non inciamperete mai. Così infatti vi sarà ampiamente aperto l’ingresso nel regno eterno del Signore nostro e salvatore Gesù Cristo.                                                   (2 Pt 1, 3-11)

 

Rapisca, ti prego, o Signore, l’ardente e dolce forza del tuo amore la mente mia da tutte le cose che sono sotto il cielo,  perché io muoia per amore dell’amor tuo, come tu ti sei degnato morire per amore dell’amore mio. Amen